lunedì 19 marzo 2012

Tornare al socialismo perduto

Di Ruslan Abdurakhman 


«Se dovesse cadere il governo», afferma un ministro della cerchia stretta, «l’Italia tornerebbe immediatamente nel vortice della speculazione finanziaria, nel giro di pochi mesi finiremmo peggio della Grecia…». Ancora: «I risultati di credibilità conquistati sul piano internazionale, il calo dello spread a livelli fino a qualche tempo fa inimmaginabili, sono esclusivo merito dei provvedimenti approvati e dell’immagine del professore. Senza questo governo l’Italia sarebbe al disastro». La conclusione: «Chi pensa di staccare la spina rimarrebbe folgorato, per questo nessuno ha in mente di farlo». (Il Mattino , 9 Marzo 2012).
Di fronte a tali parole possiamo renderci conto che l’attuale governo Monti, non è né la novità dell’anno, né in continuità col precedente, ma è ancor più spinto sulla strada del capitalismo e dell’imperialismo euro-americano. Questo governo “tecnico”, composto da esperti, applaudito ed approvato, il quale si guadagnò la fiducia di tutto il panorama politico italiano da Alfano a Vendola, è la dimostrazione che la democrazia in realtà è una cosa diversa. Senza contare il fatto che questo governo è stato imposto e non votato (alla faccia dei presunti brogli di Putin), passando sopra ad uno dei principi fondamentali dello Stato liberale e tra l’altro proprio grazie a questi principi (o meglio scuse) le campagne coloniali (meglio conosciute come interventi umanitari) vengono attivate, e l’Italia è sempre stata in prima fila in ciò, però senza mai raggranellare nessun bottino visto che l’FMI faceva piazza pulita.
Un governo imposto; ma così applaudito soprattutto dai media, che il popolo italiano per l’ennesima volta ha accettato le benedizioni divine del capitalismo. Benedizioni per le banche, per i ricchi, per la classe manageriale in generale; sicuramente non per quei giovani che sono costretti a sperare nella “monotonia del posto fisso” e devono scegliere se indebitarsi con le banche o fare i “bamboccioni” (come un ministro ha detto qualche anno fa).
Tutto ruota attorno alle banche e al capitalismo, viste le parole citate prima, mentre vediamo un governo che invece di pensare al proprio popolo e alle condizioni dei ceti medio-bassi, si preoccupa dello spread, delle agenzie di rating: la storiella della democrazia è ovviamente una grande scemenza, ma sembra che nessuno se ne accorga, la gente incassa e crede che ciò che subisce sia necessario, perché lo dice l’UE, perché si deve fare così, perché lo dicono i mercati, perché lo dice la BCE, perché lo dice l’FMI.
Dove sono ora i difensori della Costituzione? Quelli che accusavano Berlusconi di volerla distruggere, quelli che non potevano sopportare le leggi ad-personam o le Ruby e le escort in generale, ma tacevano di fronte ai veri problemi? Perché non vedono come il diritto alla scuola pubblica, alla sanità pubblica, alla previdenza e al lavoro sono calpestati?
Dove sono gli indignados? Perché non si indignano di tutte queste porcherie?
Dove sono i garanti dei diritti umani? Quelli che abbracciavano la primavera araba (facendo da apri-pista alle compagnie petrolifere ovviamente)?
Invece di puntare il dito contro Siria, Iran, Cina, Corea, Cuba o che altro perché non pensano ai diritti Umani veri che in Italia vengono calpestati da esseri come Marchionne ad esempio, e tanti altri…
“Fino a che ci saranno famiglie come i Rotshschild, i Rockfeller […] che controllano il mondo non esisterà mai una vera democrazia”. Di fronte a queste significative parole di Josiph Stalin non si può che prenderne atto. L’abuso della parola democrazia ha portato allo stereotipo per cui il potere rappresentativo del popolo si identifica con il liberalismo.
In realtà la democrazia significa “potere del popolo” e che potere potrà mai avere un popolo, quando a decidere le politiche economiche e strategiche dei Paesi sono le banche, la borsa, il capitale e gli eserciti imperialisti? E’ ovvio che solo il socialismo è sinonimo di democrazia se non di umanità. Di democrazia, in quanto il socialismo rappresenta un sistema ove l’apparato statale controlla i beni principali e ne garantisce uguale margine di accesso per tutti, in modo che non ci sia né il troppo né il troppo poco. D’altra parte la meritocrazia, è realmente raggiungibile solo nel sistema socialista ove le condizioni di partenza sono uguali per tutti. In un sistema capitalista quando un giovane rampollo si ritrova con l’industria di famiglia in mano, rispetto ad un giovane specializzato che si ritrova ad avere un contratto a tempo determinato da operaio o impiegato, è evidente che le capacità e i meriti non siano alla base delle diverse carriere.
Di umanità, perché la specie umana può sopravvivere solo collaborando insieme con onestà e solidarietà. I valori come l’egoismo, la bramosia personale, lo sfruttamento dell’altro, l’arroganza e il sopravvento tipici del sistema liberista, sono anti-umani e possono portare solo alla rovina del genere umano.
Avrebbero dovuto spiegarlo a Gorbacev, che dichiarò nel ’99: “Lo scopo della mia vita è stato quello di distruggere il comunismo”. Forse per questo si prese il premio Nobel per la pace nel 1990. Ma non ricordano che la pace vera, quella che nasce dalla costruzione di una sovranità forte e autentica, fu soltanto conquistata da Stalin, dimenticando che i morti della Seconda GM furono 45 milioni, e che di queste vittime, oltre 26 milioni erano cittadini sovietici.
Nei suoi slogan di perestrojka, glagnost e democrazia non poteva non scorgersi uno sguardo sul modello del partito democratico americano, che secondo alcuni offre un capitalismo democratico e progressista, ignorando come nel capitalismo non ci può essere né democrazia né evoluzione, semmai involuzione.
Peccato che il suo giochetto, abbia avviato la smobilitazione del socialismo da qualsiasi Stato del Patto di Varsavia, nonché da qualsiasi partito comunista occidentale, tanto che, dalla caduta del muro, tutti iniziarono a ritnere che il comunismo fosse ormai completamente scomparso, sancendo l’ingresso nel percorso che avrebbe condotto alla fine della storia. Ormai tutti avevano sostituito Karl Marx con Karl Popper e così tutti quei partiti comunisti europei, già pesantemente snaturati durante il corso della Guerra Fredda, si riciclavano in nuove formazioni politiche dedite al liberismo assoluto.
Di fronte ad un’opinione pubblica servile e meschina, definita per errore “democratica” ci si ritrova nella stessa situazione nord-americana dove c’è la scelta tra capitalismo democratico e repubblicano, dove le due parti differiscono nella copertina, ma all’interno sono uguali, per questo nasce la necessità di invertire questo processo di “pseudo-democratizzazione” che va avanti da venti anni per ritornare al socialismo, quello vero, dove le parole d’ordine erano “chi non lavora non mangia” e “il suolo è del popolo lavoratore”.
Questo è un riferimento ad una certa sinistra formata da partitini, centri sociali, collettivi, ecc… di ispirazione anarco-troskista che rivendica per se le etichette del “socialismo” e del “comunismo”, ma non può avere una lucida visione della vita visto che è travolta dal fumo di cannabis tra una sbronza e l’altra. Ricostruire il socialismo d’acciaio senza deviazioni sessantottine, non può che essere la prerogativa per chiunque, invertendo così l’andamento delle cose, e pensare ai veri diritti sociali e previdenziali che nel trentennio staliniano (1922-1953) furono concretizzati. Non saranno otto ore di sciopero, quattro cortei, o gli scontri polizia-manifestanti a cambiare il sistema capitalista, altrimenti non sarebbe stato in piedi così a lungo. Sapendo quindi che l’unica via per cambiare qualcosa passa per i centri del potere quali il parlamento, il Partito Comunista come diceva Gramsci doveva raggiungere l’egemonia culturale e diventare così il principe che avrebbe condotto lo Stato.
Il comunismo non è mai morto, anzi tutt’oggi ci sono le condizioni per il suo ritorno, ciò che manca è un partito tale, che realmente sappia rivoluzionare lo Stato, che guardi al modello di Lenin e Stalin e che capisca che il capitalismo può essere indebolito a livello internazionale sostenendo tutti i Paesi vittime dell’imperialismo della Nato, braccio armato degli Stati Uniti e dell’UE. Sostenere Assad e Ahmadinejad significa schierarsi contro il capitalismo. Stessa cosa vale per la Cina, e per tutti i Paesi che non sono visti di buon occhio in Occidente e che sono chiamati “dittatura”. Sostenere questi Paesi, senza trovare terze vie (con le quali ti ritrovi a testa in giù), quali il non schierarsi, dicendo né con questo né con quello, significa fare il gioco dell’aggressore. E in ciò la suddetta sinistra al profumo arancione ne è emblema. Ed è proprio l’ottuso antifascismo, che provoca il vero fascismo dell’idiozia e dell’intolleranza verso i temi fondanti del marxismo-leninismo, mentre da qualche parte nel mondo c’è chi subisce un bombardamento “intelligente” al fosforo e all’uranio impoverito, da un’altra parte qualcuno di molto “democratico” tiene fra le mani i cedolini delle azioni delle multinazionali.

sabato 25 febbraio 2012


Stato e Potenza organizza l’incontro-dibattito:

“Siria: baluardo dell’antimperialismo o stato canaglia?”


L'incontro si terrà sabato 10 Marzo 2012, dalle 15.30 alle 18.00, presso il Victory Café, in Via Castel Morrone 1\A (zona Porta Venezia), Milano.


Intervengono:
- Luca Rossi, Stato e Potenza
- Ouday Ramadan, cittadino italo-siriano, ex consigliere del PDCI, testimone oculare degli accadimenti in Siria.
- Senatore Fernando Rossi, attualmente portavoce del Per il Bene Comune
- Alexander Dughin (da Mosca), geopolitico, esponente del Movimento Eurasiatico Internazionale.
- Osama Saleh, responsabile del comitato “Giù le mani dalla Siria”.
Introduce e modera, Stefano Bonilauri di Stato e Potenza.



Un ringraziamento a Lo Sai Milano per la collaborazione
L’ingresso è libero e gratuito.

mercoledì 11 gennaio 2012

SONGUN: ANTIMPERIALISMO E IDENTITA' NAZIONALE NELLA COREA SOCIALISTA



Segnaliamo l'incontro pubblico di sabato 21 Gennaio 2012, alle ore 15.30  presso la sala "Perla" dell'UNA Hotel Mediterraneo di via L. Muratori 12 a Milano:

"SONGUN: ANTIMPERIALISMO E IDENTITA' NAZIONALE NELLA COREA SOCIALISTA"

Partecipano:
S.E. Han Tae Song: Ambasciatore della RPD di Corea
Marco Bagozzi: Eurasia - Rivista di studi geopolitici
Ro Kum Su: Segretario dell'ambasciata della RPD di Corea
Flavio Pettinari: Responsabile della KFA Italia

Nell'occasione sarà presentato in anteprima il libro di Alessandro Lattanzio:
"Songun: antimperialismo e identità nazionale nella Corea socialista", edito dalla casa editrice "Edizioni all'insegna del Veltro":
http://songunbook.wordpress.com/
L'incontro rientra all'interno dei seminari di Eurasia 2011-2012.

L'ingresso è libero e gratuito.